Beatrice Petrella è una giovane giornalista romana con una carriera che intreccia passione per le storie umane e un profondo senso di responsabilità verso i temi sociali. Finalista del prestigioso Premio Roberto Morrione e autrice del libro Still Onine, Beatrice si è distinta per la sua capacità di raccontare con sensibilità e intelligenza storie complesse, rendendole accessibili a un pubblico vasto.
Nell’intervista, Beatrice ci racconta come la sua vocazione giornalistica sia nata da un evento che ha segnato la cronaca italiana: l’arresto di Stefano Cucchi. "In quel momento ho capito che certi temi andavano raccontati con cura", dice, riflettendo su come quell’episodio abbia influenzato il suo percorso di vita. Dopo aver completato gli studi in Scienze Politiche alla LUISS e una lunga gavetta, è diventata una delle voci emergenti nel panorama del giornalismo italiano, specializzandosi nel podcasting e nelle inchieste sociali.
Beatrice sottolinea le difficoltà e le barriere di un settore spesso elitario, ma offre un messaggio di speranza ai giovani: “Provateci per gradi, appassionatevi, imparate e costruite il vostro spazio.”
Tra i suoi successi spicca il podcast Still Online, che esplora il rapporto tra tecnologia e lutto, ampliato poi in un libro pubblicato da Piemme. Beatrice condivide anche l’importanza del Premio Morrione, che le ha permesso di realizzare un’inchiesta sulla comunità degli incel.
Come si diventa giornalisti? Qual è stata la tua esperienza personale?
Io ho deciso di diventare giornalista a dodici anni, quando Stefano Cucchi fu arrestato nel parco dove giocavo da bambina. Quell’evento mi colpì profondamente e mio padre disse che servivano giornalisti capaci di raccontare certe storie. Quella frase mi ispirò. Ho studiato Scienze Politiche alla LUISS, dove ho fatto esperienze significative con Radio LUISS e collaborando con vari giornali interni. Così ho ottenuto il tesserino da giornalista pubblicista.
Pubblichi principalmente in italiano o collabori anche con redazioni estere?
Al momento pubblico soprattutto in italiano, ma mi piacerebbe molto collaborare con testate estere. È uno dei miei obiettivi per il 2025, anche perché mi trovo a mio agio con l’inglese, essendo laureata in questa lingua.
In Italia manca una cultura del pitch come all’estero. Qual è la tua esperienza a riguardo?
È vero. Qui spesso è difficile anche solo contattare un editor, mentre all’estero ci sono linee guida chiare e trasparenti. Questo aiuta sia nella presentazione delle idee, sia nella gestione delle aspettative rispetto alla pubblicazione e alla remunerazione. Serve più trasparenza anche in Italia.
Parlaci del tuo libro. È la tua prima pubblicazione?
Sì, sono molto contenta. Il libro si chiama Still Online ed è nato dal mio primo podcast. Esplora il rapporto tra tecnologia e lutto, raccontando cosa accade ai nostri dati digitali dopo di noi. Il libro amplia il podcast con nuove storie e testimonianze.
Come si lavora nel mondo del podcasting? Qual è il segreto per il successo?
Nel mio caso è stato un mix di fortuna e esperienza. Ho iniziato con piccoli lavori in radio e ho imparato il montaggio audio. Poi ho proposto il mio podcast a Storytel, che ha accettato. Il successo di un podcast dipende dalla capacità di raccontare storie che catturano, ma anche dal trovare i giusti partner, come Jonathan Zanchi, che mi ha insegnato molto.
Hai vinto il premio Morrione. Puoi raccontarci di questa esperienza?
È un’opportunità unica per i giornalisti italiani under 30. Offre un budget di 5.000 euro e il supporto di tutor esperti per realizzare un’inchiesta. La mia indagine, durata circa otto mesi, ha esplorato la comunità degli incel. È stato un lavoro intenso, ma estremamente formativo.
Qual è il tuo approccio nella creazione di un pitch editoriale?
Studio molto bene la testata a cui mi rivolgo, cercando storie personali che possano illustrare temi più ampi. La chiarezza è fondamentale: presento una proposta strutturata, con sinossi, protagonisti e obiettivi precisi. E mi confronto sempre con amici per avere feedback onesti.
C’è qualcosa che vuoi dire a chi sogna di fare questo lavoro?
È un lavoro elitario con molte barriere d’ingresso, ma provateci per gradi. Appassionatevi, imparate e costruite il vostro spazio. Anche se non è un settore democratico, possiamo lavorare insieme per cambiarlo.
Conosci un ospite interessante da intervistare nel nostro podcast L’IM(PITCH)ONE?
Se conosci un professionista, un esperto o una persona che ha una storia da raccontare nel mondo del giornalismo o della scrittura, scrivici! Non vediamo l'ora di ascoltarti!
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